La scultura, la musica, il teatro, la letteratura si intrecciano in un connubio di gesti e suoni, all’interno delle geometrie vegetali di uno dei giardini all’italiana più antichi e belli della nostra regione.
La nuova avventura artistica de La Verde Armonia insegue il fascino senza tempo delle Metamorfosi di Ovidio. All’opera più nota del celebre poeta romano si ispirano le sculture di Immacolata Datti, che da ora in poi, per tutto l’anno (durante il periodo invernale, le opere verranno accolte dalla limonaia), abiteranno, ospiti affascinanti e misteriose, il Giardino Venerosi Pesciolini, affiancate dalle installazioni sonore del compositore David Barittoni. Lo spettatore si addentrerà in un’esperienza estetica multiforme e cangiante, come le tonalità di verde che popolano ogni angolo del giardino, come le creature cui l’estro della scultrice Immacolata Datti dona vitalità e passione.
“Dall’incontro di due entità distinte, ma intimamente legate dall’antica memoria di un origine comune e trascendente, nasce a nuova vita lo splendido Giardino di Ghizzano. Luogo di memorie familiari, hortus conclusus, separato dal resto del mondo, esso diviene – grazie all’opera scultorea di Immacolata Datti e al vivo desiderio di Francesca Venerosi Pesciolini – luogo d’incontro, di scambio, di trasformazione del sé. Un luogo in cui allo spettatore è chiesto, in nome della forza della natura e dell’arte, di abdicare al bisogno di controllo dello spazio e del tempo per lasciarsi condurre in un percorso di consapevolezza che si snoda tra le siepi di bosso e i viluppi dei tronchi vivi e palpitanti delle opere di Immacolata.
Le sue figure, lontane da ogni volontà di mimesi e di resa naturalistica, squarciano – talora con infinita tenerezza, talaltra con inaudita violenza – i limiti imposti dalla “natura” alla possibilità di esprimere tutte le parti, anche le più indicibili e più profonde di sé. E così un tronco d’albero lacerato nel ventre diviene segno, esperienza concreta di un conflitto interiore, straziante, tra il desiderio di nascere e quello di soccombere; mentre altre forme – gioiosamente – ci invitano ad immergerci in un processo metamorfico in cui la forza vitale dei rami e dei tronchi s’intreccia a manufatti di terracotta dando vita a nuove fisionomie e a nuove entità”
Elena Lazzarini
Tratto da “Il Giardino Sonoro di Ghizzano – Miti, Voci e Metamorfosi” – Ed. 22 maggio 2016